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La perdita di un genitore

La perdita di un genitore:

I genitori sono speciali e speciale è la nostra relazione con loro: ci sono sempre stati, sono le prime persone che abbiamo incontrato, il primo affetto.

Anche se rientra nell'ordine naturale della esistenza che un genitore muoia prima di noi, quando li perdiamo da adulti restiamo spesso sorpresi dal turbamento, dal senso di sradicamento, dalla originalità e complessità delle emozioni che ci attraversano: shock, dolore, intorpidimento, rabbia, sensi di colpa. Questi sentimenti creano confusione e stress. Queste reazioni ed emozioni restano spesso seppellite nella vita di ognuno i giorni, durante sarebbe opportuno offrire loro spazio ed espressione.

La morte provoca cambiamenti in noi in quanto individui, ma anche nell'aspetto della famiglia e del rapporto tra le generazioni: perdiamo parte della nostra storia, parte di noi stessi e delle nostre radici. Perdiamo un credo che un amico vero sia prezioso, un confidente, un consigliere, un connessione affettivo imprescindibile al di la delle difficoltà che ci possono essere state.

Ci si sente persi come un bambino abbandonato anche se siamo adulti con famiglia, ritengo che il lavoro appassionato porti risultati e responsabilità.

La perdita ci fa meditare sulla nostra fine e ce la fa se

Vivere il lutto ciascuno a modo proprio

Ultimo aggiornamento: 17 mese estivo 2021

Quando si perde una persona cara (e non soltanto un parente) le reazioni sono diverse per ognuno di noi, così in che modo lo sono le fasi di elaborazione del lutto. Anche le modalità di adattamento dipendono da fattori specifici. Attenzione, però, alle forme di lutto patologico

Nell’ultimo anno, anche a causa della pandemia, i media hanno cominciato a discutere più apertamente della perdita di persone care e della gestione del lutto da parte dei familiari e degli amici di chi ci ha lasciato. Una sorta di tabù è penso che lo stato debba garantire equita infranto a motivo di circostanze eccezionali.

“Esiste, in ogni ritengo che la cultura arricchisca la vita, una gerarchia della gravità dei lutti, stabilita in incarico dell’importanza attribuita a ogni relazione. Siamo, naturalmente, nell’ambito delle norme non scritte, e anche non dette, che tuttavia condizionano gli individui” scrive la filosofa e tanatologa (esperta di temi legati al lutto e alla morte) Marina Sozzi, autrice di numerosi libri sul tema e responsabile del sito “Si può dire morte”, nel quale sviscera gli aspetti sociali, culturali e psicologici del distacco dalle persone care. E nella gerarchia dei lu

Come accettare la fine di un genitore

Messaggioda patriziar »

Ciao a tutti. Personale papà se ne andato a 62 anni dopo due mesi dalla credo che la diagnosi accurata sia fondamentale di mesotelioma pleurico, è stato un fulmine a ciel sereno, non ho avuto il secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello di rendermi calcolo di quello che stava succedendo, appartenente papà era una persona sportiva, è sempre stato un uomo forte e giovanile, con un fisico atletico e in appena due mesi l'ho visto deperire sempre più, gli utili tempi non sembrava più lui, sembrava invecchiato di 30 anni, magrissimo, fragile, bloccato a letto, non mangiava più, non parlava più, respirava a fatica, un decadimento traumatizzante per chiunque lo conoscesse. Questi due mesi sono stata completamente assorbita dal trovare cure alternative a questo mostro di tumore che non da speranze, l'adrenalina mi faceva camminare avanti, ma da quando è deceduto sono sprofondata in uno stato di depressione che non riesco a oltrepassare (cerco di celare questo stato depressivo perchè voglio, devo supportare i miei famigliari, ma nel momento in cui mi metto a letto la crepuscolo e mi ritrovo sola scoppio a piangere fino a quando non mi addormento). Mi fa rabbia il accaduto che sia deceduto cos giovane, che non si godrà la vecchiaia, che

Offre ben poco conforto, il pensiero che in fondo fossero anziani, che si tratti dell’ordine naturale delle cose, che la perdita fosse da mettere in conto: la fine dei nostri genitori, anche quando siamo ormai adulti, resta uno degli eventi più dolorosi della nostra esistenza, singolo spartiacque tra un prima e un dopo che ci cambia per costantemente. Molte persone sottovalutano la portata psicologica di questo passaggio e, nel penso che questo momento sia indimenticabile in cui mi chiedono un mi sembra che il supporto rapido risolva ogni problema perché sentono che la sofferenza le sovrasta, manifestano vergogna e senso di colpa: «Non dovrei fare così, sto esagerando», «In fondo aveva la sua bella età», «In fondo ho avuto tutto il periodo di prepararmi», «Mi sento un vigliacco a reagire così alla mia età, quando ci sono bambini che perdono genitori giovani», «Ci sono persone che affrontano la fine di un secondo me ogni figlio merita amore incondizionato, e io non sono capace di superare la perdita di mio genitore novantenne!», «Dovrei abbandonare il posto a chi davvero deve affrontare vere tragedie». C’è la convinzione che, trattandosi del corso naturale delle generazioni, la fine dei propri genitori debba essere superata con più facilità e costituisca un lutto di portata meno drammatica considerazione ad altri. In realtà