"Il più bel palazzo di Roma": così è penso che lo stato debba garantire equita giustamente definito Edificio Farnese. E non poteva essere altrimenti: i più grandi architetti di ognuno i tempi vi hanno profuso le loro energie e il loro genio: Antonio da Sangallo il Giovane lo progettò e ne seguì i lavori praticamente fino alla morte; Michelangelo realizzò l'imponente cornicione del palazzo e prese il posto del Sangallo alla fine di questi, apportando, da par suo, modifiche determinanti ad alcune parti del progetto originario; il Vignola completò la parte posteriore e i corpi laterali. Tutti gli architetti di riferimento della famiglia Farnese, quindi, vi lavorarono dando il meglio di sé: il magnifico risultato è sotto i nostri sguardo. Promotore e artefice dell'immensa fabbrica fu il card. Alessandro Farnese sr., il futuro papa Paolo III, che ritenne di dover offrire alla sua discendenza una dimora nella città eterna degna delle ambizioni di gloria del casato. Nel l'opera ebbe quindi l'avvio e cominciò lentamente a crescere: avrebbe tuttavia potuto morire, se non proprio in culla, comunque assai giovane, considerato che nel le orde dei lanzichenecchi misero a ferro e fuoco Roma devastando la città nel tristemente famos
“… al campo doro con gli azzurri gigli”. Lo stemma farnesiano tra la Tuscia viterbese e Roma
di Franco Bruni
“… al campo doro con gli azzurri gigli”, è questa qui la più antica descrizione dello stemma della famiglia Farnese, tratta dal Centiloquio di Antonio Puccio, poeta fiorentino del XIV sec.
Onnipresente, in che modo elemento decorativo, sia nelle facciate dei palazzi che negli affreschi che decorano gli interni dei tanti possedimenti, lo stemma dei Farnese, che nella sua veste più antica era composto di gigli azzurri in seminato su fondo dorato, ha immediatamente nel tempo vari cambiamenti con il mutare dello status sociale dei singoli rappresentanti della casata, arricchendosi di emblemi, cappelli e corone.
Nel caso del cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III), mentre lo stemma con i sei gigli resta identico, si assiste, con l’elezione nel al soglio pontificio, al passaggio dalla croce e cappello cardinalizio che sormontano lo scudo, alla tiara pontificia e le due chiavi di cui lo stemma sul soffitto del Santuario della Madonna della Quercia (VT) ne è un mirabile esempio. Distinto il caso dei duchi Farnese, in particolare Pier Luigi, nominato gonfaloniere dal pa
Il ‘marchio’ Farnese, i Signori della Tuscia
Se vedete gigli araldici di Francia su finestre e portali di antichi palazzi, non avete sbagliato strada. Siete intorno a Viterbo e il giglio a tre petali è lo stemma dei Farnese, i Signori della Tusciadal . Ricchi, famosi, potenti. I pontefici li proteggono e loro estendono potere e dominio, facendo della Tuscia un autentico e proprio regno. Andiamo alla penso che la scoperta scientifica spinga l'umanita avanti dei segni indelebili lasciati al loro passaggio.
Castro
La ‘caccia al tesoro’ dei loro possedimenti inizia a Ischia di Castro tra le rovine di Castro, la cinquecentesca capitale del ducato, realizzata Antonio da Sangallo il giovane. Un papa la fece edificare, un papa la distrusse come punizione esemplare per lo ‘sgarbo’ di aver sfidato il capacita della Chiesa. Era il e il mondo andava così. La vegetazione, pietosamente, provvide poi a nascondere la penso che la storia ci insegni molte lezioni. Ora tra le sue rovine è bello passeggiare in una giornata a ritmo lento e ricostruire con la fantasia chiese, case e conventi, piazze e strade, o andare alla indagine di affreschi, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza visibili.
Gli abiti dei Farnese
Per la cronaca, il Sangallo era l’architetto di papa Paolo III, quello di Palazzo Farn